Novara, linea dura anti-Covid. Il sindaco: “Pronti a usare il Tso se qualcuno mette a rischio gli altri”
Alessandro Canelli concorda con il governatore del Veneto Zaia: “I protocolli ci sono, chi non li rispetta va costretto”
«Se qualcuno con il suo comportamento mette a rischio, oltre alla propria salute, anche quella altrui, un intervento coattivo può essere necessario». Alessandro Canelli, sindaco leghista della seconda città del Piemonte, è pienamente d’accordo con Luca Zaia. Il governatore del Veneto ha invocato il Tso, il trattamento sanitario obbligatorio che di solito si adotta per chi ha disturbi mentali, anche per casi come quello dell’imprenditore di Pojana Maggiore (Vicenza) che, reduce da un viaggio in Serbia, nonostante avesse chiari sintomi di Covid, anziché isolarsi ha partecipato a una festa di compleanno e a un funerale. E, dopo il tampone positivo, ha pure rifiutato il ricovero. Così ha infettato altre 5 persone e ne ha costrette 89 all’isolamento domiciliare, oltre a finire egli stesso in Rianimazione.
«Se mi dovesse capitare un caso simile - prosegue Canelli - valuterei attentamente anche la possibilità di disporre un Tso. I protocolli ci sono, chi non li rispetta va costretto». Competente è proprio il sindaco come autorità sanitaria locale, ma è necessaria la richiesta di un medico e la convalida di un secondo medico, che deve appartenere a una struttura pubblica.
A Novara, comunque, non si sta verificando nulla del genere. Ma le parole di Canelli la dicono lunga sulla volontà di adottare tutte le misure, anche quelle più drastiche, per fronteggiare un’eventuale onda di ritorno della pandemia.La provincia ha saputo far argine rispetto alla Lombardia, dove il numero dei nuovi positivi è tutti i giorni 8-10 volte superiore che in Piemonte. Anche se in città, soprattutto nelle sere del fine settimana, i locali del centro sono affollati, soprattutto giovani, che non paiono tutti osservare in modo scrupoloso le misure di prevenzione: «È vero - ammette Canelli - il rispetto dei protocolli non è perfetto. Del resto si sapeva ed è anche comprensibile. Alcuni tendono ad essere già troppo poco prudenti. Inoltre registriamo il frequente verificarsi di screzi e vere e proprie risse, non solo tra ragazzini, un fenomeno che per altro sta avvenendo in tutta Italia. Abbiamo reagito intensificando i controlli: di sera la città è quasi militarizzata, con in campo le forze di polizia e l’esercito. Ma anche avviando un dialogo con gli agenti del nostro nucleo di prossimità, che sono sempre in giro. Io stesso sono andato a parlare con molti giovani».
Intanto i dati che arrivano sulla scrivania del sindaco restano confortanti: «Da settimane la situazione pare stabilizzata. All’ospedale Maggiore ci sono ancora 10 ricoverati con Covid, di cui 5 residenti in città, 4 della provincia e uno di fuori provincia. Ma il virus, pur con minor forza e senza palesarsi con sintomi, ancora è tra noi. Lo dimostrano i due casi verificatisi negli ultimi dieci giorni: persone entrate in ospedale per altri motivi, sottoposte al tampone come avviene per tutti e risultate positive. Per cui l’unica cosa da fare è continuare ad usare prudenza nei contatti con gli altri». —
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